Se non puoi viaggiare: Leggi!
Cari lettori,
continuiamo con la nostra rubrica ”Charme racconta”. La scorsa volta avevamo parlato del Barone Rampante di Italo Calvino. Questa volta tratteremo di un ulteriore libro che unisce il tema della natura al viaggio. Siete curiosi? Allora non mi resta che lasciarvi e dirvi…..Buona Lettura!
L’evoluzione del viaggio
Per i popoli affacciati sul mediterraneo viaggiare non significa solo addentrarsi all’interno di territori da esso bagnati, ma significa varcare le immense distese marine. Ad esempio il mito, dagli Argonauti a Ulisse, assume il tema del viaggio come sfida della navigazione. Nelle carte di quel tempo non è infrequente trovare scritto “qui ci sono solo i leoni”. Il viaggio, nella cultura, è l’avventura per eccellenza. Ma non si tratta solo di conoscenza del nuovo, del desiderio di scoperta. Esso è occasione di prova di sé stessi, di ricerca o di sfida. La scoperta anche di nuovi posti, ad esempio, apre nuove prospettive all’immaginario, alimentando il senso del viaggiare verso la scoperta di nuovi mondi, lontani, dove la diversità dei costumi, delle popolazioni, della natura non è più frutto di immaginazione ma oggetto di osservazione.
Il viaggio è anche ricerca dell’altro come verifica della propria cultura in un confronto con le culture lontane. Il viaggio, poi, può anche acquistare coloriture sentimentali e diviene esperienza per la formazione di una sensibilità nuova. Quanti di noi, che hanno visitato alcuni dei luoghi simbolo del nostro belpaese, non si sono soffermati sui paesaggi, gli spazi sconfinati, i mari limpidi e cristallini, che fanno maturare nel viaggiatore un diverso sentimento della natura, osservata con gli occhi dell’anima?
Il viaggiatore esalta queste simboliche esperienze sia nelle forme di ricerca interiore, sia nelle forme ribelli della fuga dalla società del benessere. Ad esempio fu proprio la generazione beat americana negli anni cinquanta che attribuì al nomadismo on the road il valore di un’esplicita rinuncia ai modelli dell’omologazione consumistica e a proporre il viaggio non più come un semplice evento ma come un diverso stile di vita.
Partiamo da un libro: Nelle foreste siberiane, di Sylvain Tesson, pubblicato nel 2012.
Conosciamo l’autore
Scrittore e giornalista francese, appartiene alla categoria dei grandi viaggiatori. Fra le tante imprese ha percorso l’Islanda in bicicletta, compiuto escursioni in Borneo, attraversato a piedi l’Himalaya. Ha pubblicato numerosi volumi sulle proprie avventure e sull’arte di viaggiare, fra cui Piccolo trattato sull’immensità del mondo.
Oltre l’opera
Nelle foreste siberiane fu pubblicato in Italia nel 2012. E' un libro diverso dagli altri dello stesso autore, poiché lo scrittore non viaggia ma è……fermo! È fermo in una capanna in Siberia dove trascorre, privo da qualunque contatto con il mondo, sei lunghi mesi, dal febbraio all’agosto del 2010. Qui non si racconta solo delle cose viste, ma quelle pensate in una condizione di solitudine. Il libro, nel 2013, ha vinto l’ambito premio letterario francese Médicis.
Il tema della natura
All’interno di questa capanna, l’autore vi trascorre sei mesi da solo. La nuova esperienza si colloca all’opposto di quelle precedenti. Non più movimento, ma stasi. Lo spazio non è più fuori, ma dentro di sé. La scelta di trascorre un lungo periodo di tempo isolati, in un luogo estremi, si profila come un mutamento prospettico: il rapporto con la natura non è agonistico, legato all’immagine del superamento di ostacoli, ma di attesa e di ascolto. Si ha una percezione profonda del silenzio proveniente dalle cose che lo circondano. Eppure resta all’uomo la sensazione di profanare un tempio, tutte le volte che si avvicina alla natura incontaminata e, per l’appunto, la contamina. Ad esempio le ghiandaie segnalano la presenza dell’autore come se fosse un intruso.
Con questo, miei cari, è tutto. Spero che questo post vi sia piaciuto!
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A presto.